Al Trento Film Festival l'eremita della Val di Fiemme
27/04/2017

D'inverno Quintino Corradini deve rinunciare all'acqua corrente e alla luce artificiale. Perfino quella del sole è un pallido ricordo per almeno tre mesi. Eppure, a 93 anni, Quintino resiste nel suo maso ad Arodolo, in Val di Fiemme. Gabriele Carletti è il regista di questo documentario. È alla sua prima vera incursione in questo campo. Per le riprese e il montaggio si è affidato a Dolomiti Tv di Cavalese. Il documentario, realizzato in collaborazione con l’Apt della Val di Fiemme, è stato selezionato per la sezione “Orizzonti vicini” del Trento Film Festival. Sarà proiettato il primo maggio alle 17.15 e il 5 maggio alle 15.15 al Cinema Modena.
Alla prima proiezione sarà presente anche Quintino Corradini con le figlie. Non vuole mancare all’appuntamento. Perché, come spiega nel documentario, il suo non è un vero eremitaggio. Ha scelto di vivere con quello che gli hanno lasciato i nonni. Dice che la città lo ucciderebbe. Resiste per tenere viva la memoria dei compagni partigiani impiccati. Per ricordarli ha elevato in cortile un personalissimo monumento ai caduti. L’albero che parla, lo chiama.
È un personaggio controcorrente, Quintino, eppure ogni sua riflessione è lì ad interrogarci. Il documentario racconta una giornata in questo maso tra i boschi a 4 km di sterrato da Castello-Molina di Fiemme in Trentino.
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